Sono adolescenti, minori o neomaggiorenni, costretti a lasciare il proprio Paese e la propria famiglia, a causa di conflitti, persecuzioni o estrema povertà, alla ricerca di una speranza, di una nuova storia, di un progetto di vita. Raggiungo l’Italia dopo un viaggio estenuante e drammatico che spesso ha messo in dubbio ogni certezza, li ha sradicati dalla famiglia, li ha esposti a rischi di ogni tipo mettendo in pericolo la loro incolumità fisica e il loro benessere psicologico.
È’ un’occasione per offrire nuovi punti di riferimento affettivi ed educativi mettendo a loro disposizione anche solo alcune ore del proprio tempo.
È un’esperienza di accoglienza, rispetto, ascolto e attenzione per un periodo massimo di 12 mesi.
È un’esperienza di solidarietà nei confronti di un adolescente .
È una dimostrazione di maturità e di disponibilità a “ mettersi in gioco" .
Da sempre la famiglia favorisce l’accoglienza in modo spontaneo; anche a livello istituzionale, è maturata la necessità di promuovere in modo sperimentale progetti d’accoglienza per minori/neo maggiorenni stranieri non accompagnati in collegamento con i Servizi del Welfare Cittadino e le Associazioni del territorio, al fine di garantire risposte adeguate ai bisogni che nascono all’interno della comunità.
L’obiettivo è quello di diffondere la cultura dell’accoglienza e favorire percorsi di sensibilizzazione e formazione delle famiglie disponibili a questo tipo di intervento.
Tutto attraverso la mediazione del Servizio Sociale Professionale, in sinergia con l’equipe del Servizio di Affidamento Familiare Minori del Comune di Bari e/o Associazioni del privato sociale.
Inoltre si cercherà di definire la metodologia più opportuna per individuare, formare e accompagnare le famiglie accoglienti, gestendo e monitorando i progetti individualizzati (permeati da differenze e specificità).
Chiunque può rendersi disponibile ad accogliere temporaneamente un adolescente non accompagnato:
È importante solo la capacità di accogliere e saper ascoltare il ragazzo nel rispetto della sua identità culturale, sociale e religiosa.
Chi desidera intraprendere il percorso dell’accoglienza familiare verrà seguito lungo un percorso di formazione e di reciproca conoscenza dall’equipe del Servizio Affido della Cooperativa GEA che, inoltre, sarà presente durante tutta l’esperienza supportando la famiglia accogliente sia dal punto di vista psicologico che da quello burocratico..
ma anche:
In alternativa puoi contattare telefonicamente:
Ufficio di Piano del Comune di Bari: 080.577.25.16
Responsabili del Progetto: 327.54.75.515
L'equipe del Servizio Affido della Cooperativa GEA, seguirà la famiglia affidataria supportandola sia dal punto di vista psicologico che da quello burocratico al fine di favorire l'ingresso del ragazzo minore o neomaggiorenne in famiglia e, allo stesso tempo, permettere un più agevole disbrigo delle pratiche burocratiche necessarie.
Abodou, arrivato in Italia ha trovato una famiglia pronta ad aprirgli la porta di casa. L’inizio di questa fase lo ha portato a fare chiarezza sul suo futuro e a gettare le basi di un possibile percorso professionale.
Non è stato facile mettere a fuoco i propri desideri: fra dubbi, tentennamenti e difficoltà burocratiche, alla fine Abdou sembra aver individuato una direzione. Con il sostegno delle persone che lo ospitano, Alessandra e Marco, e dell'equipe che lo segue, ha capito di voler lavorare nel settore dell’accoglienza e aiutare altri ragazzi come lui.
A breve inizierà un corso come operatore sociale per richiedenti asilo e rifugiati e frequenterà la scuola guida per prendere la patente.
“Ho scoperto di avere dei sogni e delle aspirazioni”, ci dice, e noi non possiamo che augurargli di realizzarli.
“Stavo uscendo da casa per prendere qualcosa e, mentre scendevo le scale, mi sono trovato davanti un cecchino”. Colpito in varie parti del corpo, Anas viene curato con mezzi di fortuna in Siria. Decide così di lasciare il suo Paese. Per sopravvivere: va in Libano e dopo in Libia, da dove si imbarca per Lampedusa. Arriva in Italia nel 2015, poi si sposta in Svezia e Germania, dove viene curato sommariamente e dimesso da vari ospedali e, infine, rimandato nel nostro Paese, con la gamba sanguinante, in virtù degli accordi di Dublino. Oggi è in via di guarigione. “Ringrazio le persone che mi hanno accolto, trattandomi come un essere umano e restituendomi la dignità e la speranza di poter ancora vivere una vita”.
Le immagini qui presenti sono state gentilmente fornite da Refugees Welcome Italia